21 febbraio 2018
Il diabete mellito di tipo 2 è una patologia
caratterizzata da un aumento della glicemia dovuto ad una carenza di insulina,
in genere relativa e non assoluta, che non è sufficiente a superare la resistenza che incontra soprattutto
del fegato. In alcuni casi, la concentrazione di insulina è superiore alla
norma ma come già detto, il fegato non è sensibile ad essa e così la glicemia
nel sangue aumenta, prima con valori a digiuno maggiori di 100 mg/dl configurando una condizione di alterata glicemia a digiuno e successivamente,
quando i valori supereranno i 126 mg/dl, di diabete mellito.
La resistenza all’insulina in parte è
geneticamente determinata e in parte è legata alla vita sedentaria e
all’obesità viscerale, soprattutto al fegato grasso. Ci sono momenti e
condizioni come la febbre, le infezioni, lo stress, la terapia con il cortisone
e la gravidanza in cui la resistenza all’insulina peggiora.
Spesso il diabete mellito Tipo 2 è una
delle componenti della sindrome plurimetabolica e pertanto si accompagna a
obesità, ipertensione arteriosa, aumento dei grassi nel sangue, fegato grasso, aumento dell’acido urico e
calcoli della colecisti. Spesso si associano
anche problemi microvascolari e macrovascolari come disturbi dell’erezione,
infarto o angina del cuore e più raramente ictus ischemico, legati ad una
disfunzione dell’endotelio. L’endotelio è un organo che come un foglietto
riveste l’interno del cuore e dei vasi sia piccoli che grandi. Aumentata è
anche l’incidenza dei tumori
Esso rappresenta la forma più comune di
diabete, in genere compare al disopra dei 40 ani e la sua frequenza aumenta con
l’età.
La terapia deve cercare di rimuovere la
causa dell’iperglicemia e delle alterazioni metaboliche di accompagnamento,
quindi occorre ridurre l’insulinoresistenza e aumentare l’insulinosensibilità,
attraverso una modifica dello stile di vita che contempla l’attività fisica, la
dieta e la cessazione del fumo.
Se questo non dovesse bastare occorrerà inserire
dei farmaci che ridurranno l’insulinoresistenza facendo funzionare meglio la
nostra insulina ma negli stadi finali, quando il pancreas si esaurirà occorrerà
sostituire l’insulina dall’esterno.
Il paziente comunque deve essere considerato
in modo olistico, correggendo tutti i fattori di rischio cardiovascolare e non
solo la glicemia, affinché si possa essere più incisivi nel ridurre la mortalità
e la morbilità.