16 agosto 2022
Introduzione
Sovrappeso e obesità hanno
raggiunto proporzioni pandemiche ed è noto che si associano ad aumentato
rischio cardio-metabolico. Alcune evidenze suggeriscono, tuttavia, che
un'elevata fitness cardio-respiratoria (CRF) potrebbe mitigare gli effetti
dannosi dell'eccesso di peso corporeo sulla salute cardio-metabolica, come
definito dal paradosso "grasso ma in forma"
Ad esempio, una recente
metanalisi ha concluso che, sebbene sovrappeso, obesità e bassa CRF possano tutti
aumentare il rischio di mortalità per malattie cardio-vascolari (CV), la bassa
CRF rappresenterebbe il fattore predittivo più importante .
Lo studio
Per chiarire il concetto del
paradosso “grasso ma in forma” (o “indice di massa corporea elevato ma paziente
attivo”), un recente studio osservazionale di popolazione ha valutato
l'associazione tra diverse categorie di BMI, i livelli di attività fisica
(att-fis) e la prevalenza dei principali fattori di rischio CV.
Tra gli iscritti a una grande
società di assicurazione sanitaria spagnola, 527 662 partecipanti di età 18–64
anni (età media 42.3 anni, 32% donne) sono stati sottoposti a visite mediche
routinarie annuali come parte della loro copertura assicurativa sanitaria. I
partecipanti sono stati classificati:
-in relazione al peso, in:
normopeso (BMI 20.0-24.9 kg/m2):
42%;
o sovrappeso (BMI 25.0-29.9 kg/m2):
41%;
o obesi (BMI ≥ 30.0 kg/m2): 18%;
- in relazione ai livelli di
att-fis domiciliari auto-riferiti, sulla base dei criteri OMS, in:
o inattivi (nessuna att-fis, né
moderata né vigorosa): 63.5%;
o insufficientemente attivi
(att-fis moderata < 150 min/settimana e att-fis vigorosa < 75
min/settimana):
12.3%;
o regolarmente attivi (in
conformità alle linee guida OMS ≥ 150 min/settimana di att-fis moderata o ≥ 75
min/settimana di att-fis
vigorosa, o una combinazione delle due): 24.2%.
Dalle visite mediche sono state,
inoltre, estrapolate informazioni su prevalenza di:
• ipercolesterolemia (utilizzo di
farmaci o colesterolo totale ≥ 240 mg/dL): 30%;
• ipertensione arteriosa
(utilizzo di farmaci anti-ipertensivi o pressione arteriosa
sistolica/diastolica ≥ 140/90 mm Hg): 15%;
• diabete (utilizzo di farmaci
ipoglicemizzanti o glicemia > 125 mg/dL): 3% dei partecipanti.
Rispetto all'inattività,
l’appartenenza alle categorie del “regolarmente attivo” o “insufficientemente
attivo” ha conferito protezione contro tutti i fattori di rischio studiati
all'interno di ciascuna categoria di BMI, e il grado di protezione CV era maggiore
nel gruppo di pazienti ipertesi e diabetici. Tuttavia, il grado di att-fis nei
gruppi “regolarmente attivi” o “insufficientemente attivi” non ha compensato
completamente gli effetti negativi del sovrappeso/obesità, poiché gli individui
con sovrappeso/obesità erano a maggior rischio di malattia CV rispetto ai loro
coetanei con peso normale, indipendentemente dai livelli di att-fis. Risultati
simili sono stati trovati dividendo i partecipanti in base al sesso.
Commento
Lo studio suggerisce che sebbene
l’att-fis mitighi, almeno in parte, gli effetti dannosi del ovrappeso/obesità
sul rischio di malattia CV, l'eccesso di peso corporeo di per sé sia associato
a notevole aumento della prevalenza dei principali fattori di rischio CV: gli
obesi “attivi” presentavano prevalenza doppia di ipercolesterolemia, quintuplicata
di ipertensione e quadruplicata di diabete rispetto al gruppo di pazienti
normopeso e “fisicamente non attivi”.
In conclusione, l'aumento dei
livelli di att-fis sembra fornire benefici dose-risposta dipendenti in tutte le
categorie di BMI (regolarmente attivo > insufficientemente attivo >
inattivo per il rischio di ipertensione odiabete), ma il raggiungimento del
normopeso rimane un obiettivo essenziale per la riduzione del rischiocardio-metabolico.
Vari studi in letteratura sono a favore di tali conclusioni.